Ricordi d'estate
Me ne sono ricordata questa mattina. In un lunedì un po' grigio, con il mondo ancora zuppo per tutta la pioggia della domenica appena passata. Ero qui come sempre davanti a questo schermo, ad ascoltare parole e accumulare bile, quando nitido nella mente ho riesumato un ricordo. Il bosco, fresco la mattina. La luce che filtra ancora bassa fra i rami. Le goccioline che cadono dai pini e si insinuano nella tua maglia scivolando giù lungo la schiena. Il profumo del bosco dopo il temporale, con quella bruma che si alza. Il profumo delle foglie, quello pungente della resina. Gli aghi di pino e le pigne. Il sapore della rugiada, di quelle goccioline rimaste imprigionate nelle foglie. Ricordi passati, di estati lontane, di quando ero piccola, dei miei nonni. Ho pensato che avrei voluto essere li, nel silenzio.
Ed è in quel momento che ho ricordato una frase, detta da mio padre, tanti anni fa, venti per lo meno. Eravamo in cima al passo dello Stelvio, lo ricordo ancora. Il freddo, nonostante fosse pieno agosto, il sole luminoso che si rifletteva sulla neve del ghiacciaio. Le nuvole candide contro il cielo di un azzurro intenso. L'aria fresca e cosi pulita da lasciarti stordito. C'era il rumore di una marmotta in lontananza e con mio fratello cercavamo di avvistarla fra le rocce. Ho sentito mio padre che parlava con la mamma "Cerco di imprimermi bene tutto nella memoria" diceva "le montagne e i paesaggi, perché durante l'anno, mentre sono chiuso in fabbrica a lavorare, è qui che la mia mente torna. Io vedo le montagne". Era un po' Marcovaldo mio padre.
Vent'anni dopo, allo stesso modo, questa mattina la sua bambina ho ricordato il profumo del bosco. E si è commossa.
Ed è in quel momento che ho ricordato una frase, detta da mio padre, tanti anni fa, venti per lo meno. Eravamo in cima al passo dello Stelvio, lo ricordo ancora. Il freddo, nonostante fosse pieno agosto, il sole luminoso che si rifletteva sulla neve del ghiacciaio. Le nuvole candide contro il cielo di un azzurro intenso. L'aria fresca e cosi pulita da lasciarti stordito. C'era il rumore di una marmotta in lontananza e con mio fratello cercavamo di avvistarla fra le rocce. Ho sentito mio padre che parlava con la mamma "Cerco di imprimermi bene tutto nella memoria" diceva "le montagne e i paesaggi, perché durante l'anno, mentre sono chiuso in fabbrica a lavorare, è qui che la mia mente torna. Io vedo le montagne". Era un po' Marcovaldo mio padre.
Vent'anni dopo, allo stesso modo, questa mattina la sua bambina ho ricordato il profumo del bosco. E si è commossa.
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