Albert Camus, un signor Premio Nobel

Marco Missiroli lo cita in continuazione nel suo "Atti osceni in luogo privato". [Non so dare un giudizio su questo romanzo. Non credo mi abbia convinto al cento per cento, ma una volta terminato ho provato nostalgia per la compagnia di Libero Marsell. E se alla fine di una storia senti che un po' ti mancherà il suo protagonista, allora vuol dire che è una buona storia, no?]

Ma non è di Libero e della sua avventura di crescere che volevo parlare, ma del suo libro preferito: "Lo straniero" di Albert Camus. Non lo avevo mai letto, ma me lo sono immediatamente procurata, e l'ho divorato in due giorni. Missiroli lo cita praticamente ogni dieci pagine. Lo fa leggere a tutti i suoi personaggi e per ognuno di loro "Lo Straniero" rappresenta una vera e propria rivelazione di vita. In questo periodo sto scrivendo poco per il blog (anche se dubito che qualcuno se ne sia accorto) perché sto leggendo molto. Sono in un momento di forte cambiamento e di chiusura in me stessa. Sto cercando tante domande e relative risposte che mi possano aiutare a capire cosa sto vivendo. Ho pensato che forse Camus avrebbe potuto dare qualche indicazione anche a me.
fonte Pinterest
Il libro è magnifico e spietato, non per nulla è considerato uno dei capolavori del novecento ed è scritto da un premio Nobel. L'incipit è uno dei più belli e famosi di tutta la letteratura. La vicenda narrata di per sé banale.
Meursault conduce la sua vita con indifferenza e assurdità. Si lascia trascinare dagli eventi e dalle persone che lo circondano. Non prende decisioni, non ha opinioni, tutto lo annoia e lo sfianca. Meursault subisce la vita. In un torrido pomeriggio d'estate, mentre si trova al mare con la fidanzata e gli amici, uccide un arabo con cui il suo amico Raymond aveva poco prima discusso per questioni di donne. Un' omicidio assurdo, totalmente privo di movente, senza alcun senso.
Fa caldo, una pistola in tasca, l'arabo è vicino alla fonte d'acqua fresca a cui vorrebbe avvicinarsi per cercare refrigerio, l'afa è estenuante e Meursault spara. Spara senza alcun motivo, spara con indolenza, spara perchè esasperato dal sole cocente.
Da li il carcere, il processo, gli avvocati, l'accusa...ma nulla riesce a smuovere Meursault, il quale passa attraverso la sua vicenda giudiziaria come se non ne fosse il protagonista ma un semplice spettatore. La cosa non lo interessa e, non essendoci motivo nel suo reato, egli non riesce nemmeno a provarne rimorso. Si abitua velocemente alla sua cella e alla rinuncia della libertà. Gli altri attori del processo, lo disturbano quasi, perché lo obbligano a scuotersi dal suo torpore.
Ci vorrà l'orrore di una condanna a morte per riuscire a risvegliare un briciolo di vita in lui.
Quando si rende finalmente conto che il tempo a sua disposizione è terminato. Che non ci saranno altre sere d'estate , con la brezza leggera che viene dal mare. Non ci saranno nuove giornate al mare con la sua dolce Marie da baciare. Niente più libertà di scegliere, di progettare un domani. La sua vita è conclusa, senza che lui abbia mai fatto nulla per indirizzarla o plasmarla. Per Meursault non c'è redenzione, né speranza. Per lui non ci sono seconde opportunità.

"Lo Straniero" è un romanzo angosciante, spietato, duro. Meursault è l'emblema di una vita sciupata e non vissuta. E' l'esempio da non seguire, tutto ciò contro cui  Camus ci spinge a lottare, contro "la mancanza del senso di esistere". L'autore ci incita a trovarlo un senso, ognuno per se stesso, che guidi le nostre azioni e le nostre coscienze e che renda la nostra vita degna di essere vissuta. Trovare un senso all'esistere e non per forza nei grandi obiettivi. In fondo l'unica cosa che Meursault rimpiange dalla sua cella sono il cielo che cambia colore all'imbrunire, le luci della città, l'onda che si infrange sulla riva. Li si annida, nelle piccole cose di tutti i giorni, il senso di tutto.
E' un libro di punti definitivi, "Lo Straniero", un libro di verità assolute. Pare suggerire che non esistano sfumature nella vita: o la vivi oppure no.
Mi ha lasciato un vago sentore di angoscia, lo debbo ammettere, e un'ansia di fare, creare, dire, di non perdere nemmeno un secondo o una delle opportunità che la vita mi prospetta. Di non farmi trascinare da nulla, ma essere sempre la protagonista delle mie scelte. Perché non ci sono piccoli o insignificanti eventi nella vita di ognuno, ogni momento vale.
Ho trovato risposte si, ma anche tante nuove domande, tanti nuovi spunti di ricerca da cui partire.

Mentre finisco il post, arriva il corriere con il mio ordine del Libraccio. Ciao Philip Roth, benvenuto. Da un signor Nobel ad un Nobel mancato, chissà se le hai tu le domande e le risposte che ancora mi mancano.

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