Come stai?

Ricordo che, appena conosciuti, una cosa che mi irritava tantissimo dal mio migliore amico era il fatto che mi chiedesse,ogni mattina: come stai? Quando glielo feci notare mi spiegò con la dolcezza e l'attenzione al prossimo che lo contraddistingue, che chiedere alle persone a cui si vuol bene come si sentano ogni giorno è una forma di amore e rispetto, un modo per prendersi cura di loro e dare valore alle loro vite. E' una cosa bellissima, ma non so perché, a me questa domanda ha sempre creato un certo fastidio. Non so mai rispondere e mi trincero dietro il classico: bene, grazie. A volte va bene davvero. A volte va male ma non si ha voglia di parlarne. A volte la domanda è solo banale cortesia o routine, a cui consegue una routinaria risposta.

La verità è che io non sempre so come mi sento e trovo difficile rispondere ad una semplice domanda. A volte si è cosi presi a correre appresso alle nostre vite che non si ha davvero il tempo di capire cosa si sta sentendo. Un po' come sta accadendo ora. Tantissime novità, cambiamenti, scoperte, sfide nuove, amici, casa, famiglia, soli bellissimi, cieli tersi ed erba fresca e croccante, parole da leggere e scrivere, fiori che aspettano il mio aiuto per sbocciare...
Io sto correndo, o meglio rincorrendo tutto, per cercare di non perdermi nemmeno un istante di tutto questo, per godermelo fino in fondo, per imparare il più possibile e farne tesoro. Se ora mi facessero la fatidica domanda, "come stai?" e dovessi rispondere sinceramente credo direi "non lo so". Cosi oggi, in un' attimo di pausa, mentre l'autobus scivolava nel traffico e nel sole, ho provato a fare silenzio e a guardarmi dentro.

Ho provato a catalogare le emozioni. Ci sono quelle tristi ad esempio quando piove e nelle scarpe che indossi entra l'acqua. Quando intraprendi un lungo viaggio da sola, quel peregrinare per aeroporti e stazioni, aggrappandosi a un libro o a un cellulare per sentirsi meno sperduta e meno indifesa. Quando si è in una stanza piena di persone sconosciute, tutte amiche fra loro, e ci si sente fuori luogo, in imbarazzo, senza saper bene cosa fare o come usare le mani. Poi invece ci sono le emozioni belle: di quando fuori soffia un vento freddo e impietoso e io ti aspetto a letto, rannicchiata sotto le coperte, mentre aspetto che tu torni con la trapunta in più sotto la quale ci coccoleremo ascoltando il vento ululare. Oppure di quando torni a casa dal lavoro per prima e decidi di cucinare: affetti le verdure nella cucina piena di sole, cantando insieme alla radio, mentre l'olio sfrigola nella padella. I giorni in cui l'eccitazione per quello che ci aspetta supera la nostalgia per quello che è stato. Ecco. Forse per sapere come stiamo dobbiamo solo fare un attimo di silenzio e un bilancio di quello che sentiamo. Se sono le emozioni della seconda categoria a prevalere allora forse siamo felici, o perlomeno siamo sulla strada giusta. Ecco come sto.




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