Give us bread, but give us roses too
Questa mattina piove eppure, in un certo senso, per me è uscito il sole. Quelli appena trascorsi sono stati giorni grigi. Nuove, inattese e indesiderate notizie hanno improvvisamente scosso un immediato futuro che sembrava invece solido e rassicurante. Cambiamenti e scelte si profilano all'orizzonte e gli uomini in nero di Momo sono venuti, con le loro valigette e i loro sigari, a bussare alla mia porta. Soldi, si parla banalmente di soldi. Denaro che dovrebbe comprare il benessere, il successo, la realizzazione, la sicurezza, forse finanche la felicità. Mi sono spaventata. Mi sono sentita come intrappolata in una ragnatela, dove ogni mossa mi portava solo a rimanere ancora più imprigionata e per un attimo mi sono sentita senza via d'uscita. O accettare un'offerta che puzza di rischio e ricatto, o perdere tutto e sprofondare nell'incertezza. Per un attimo ho anche pensato di essere troppo miope e fifona per cogliere un'opportunità che, in cambio di duro lavoro, qualche ansia e sacrificio, avrebbe però potuto portarmi ad una soddisfazione economica. Chi non risica, non rosica? La paura è solo un freno?
Questa mattina piove e il treno fa letteralmente acqua da tutte le parti. Leggo un bellissimo articolo su "Linus" di settembre che parla di Giacomo Leopardi e della bellezza delle parole. Subito dopo l'articolo ci sono le strisce di Charlie Brown. Mi sono ricordata che, quando ero piccola, la mia mamma me le leggeva prima di addormentarmi e per ogni personaggio aveva inventato una vocina sua propria. Arrivata a Milano, siccome piove ancora ma poco, decido di fare la strada a piedi. Nell'ipod parte una canzone di Fiorella Mannoia, e mi tornano alla mente i campi di lavanda di questa estate e del "chiasso dei colori al tramonto". Nel grigio della Milano settembrina spicca il rosa di un'iniziativa commerciale. Mille palloncini a forma di cuore riempiono la via, e se ne vanno al seguito di un fortunato passante, per fare il giro della città e sfidare il grigiume. Penso che domani andrò in montagna, la montagna di quando ero bambina e sicuramente ci sarà il profumo delle viti e dei meleti bagnati. Ed è un profumo buonissimo.
Di colpo, nella più banale e scontata delle epifanie, mi accorgo che io sono già ricca. Sarò anche l'incarnazione di un vecchio cliché di una vecchia gioventù di sinistra che non esiste più, ma io, sono felice. Mi sento autentica cosi come sono. Ed è di queste cose che voglio continuare a vivere, di questi momenti e di questi pensieri. Non sono disposta a sacrificarne nemmeno una. Nemmeno un briciolo del mio tempo.
Il lavoro è importante, nobilita l'uomo. Il lavoro da il denaro con cui vivere, ma il denaro non è la vita, semplicemente, se posseduto nella giusta misura, permette di vivere. Di soldi non ne servono molti per prendere in prestito dalla biblioteca un libro di Schulz, e non ne servono affatto per inventare le vocine dei personaggi.
Mi accorgo cosi che tutta la paura dei giorni scorsi deriva dal fatto che è arrivato anche per me quel momento. Quell'istante in cui, ogni donna sui 30 anni deve scegliere che strada prendere. Ma la paura questa volta è un'amica, che mi sta tirando per la manica, per evitare che io prenda la strada sbagliata.
E io scelgo. Scelgo il lavoro si, ma non la carriera. Non il rischio, non il lavoro matto e disperato, non le notti insonni e le riunioni interminabili. Scelgo di non sacrificare la mia tranquillità per inseguire un maggior guadagno. Io scelgo me stessa. Ci sarà l'incertezza, il panico e lo sconforto che questa mia decisione comporta, e che fanno parte di ogni grande cambiamento di rotta nella vita, ma "qualcosa salterà fuori" come diceva con incrollabile fede nel futuro il signor Micawber in David Copperfield.
Questa mattina piove e il treno fa letteralmente acqua da tutte le parti. Leggo un bellissimo articolo su "Linus" di settembre che parla di Giacomo Leopardi e della bellezza delle parole. Subito dopo l'articolo ci sono le strisce di Charlie Brown. Mi sono ricordata che, quando ero piccola, la mia mamma me le leggeva prima di addormentarmi e per ogni personaggio aveva inventato una vocina sua propria. Arrivata a Milano, siccome piove ancora ma poco, decido di fare la strada a piedi. Nell'ipod parte una canzone di Fiorella Mannoia, e mi tornano alla mente i campi di lavanda di questa estate e del "chiasso dei colori al tramonto". Nel grigio della Milano settembrina spicca il rosa di un'iniziativa commerciale. Mille palloncini a forma di cuore riempiono la via, e se ne vanno al seguito di un fortunato passante, per fare il giro della città e sfidare il grigiume. Penso che domani andrò in montagna, la montagna di quando ero bambina e sicuramente ci sarà il profumo delle viti e dei meleti bagnati. Ed è un profumo buonissimo.
Di colpo, nella più banale e scontata delle epifanie, mi accorgo che io sono già ricca. Sarò anche l'incarnazione di un vecchio cliché di una vecchia gioventù di sinistra che non esiste più, ma io, sono felice. Mi sento autentica cosi come sono. Ed è di queste cose che voglio continuare a vivere, di questi momenti e di questi pensieri. Non sono disposta a sacrificarne nemmeno una. Nemmeno un briciolo del mio tempo.
Il lavoro è importante, nobilita l'uomo. Il lavoro da il denaro con cui vivere, ma il denaro non è la vita, semplicemente, se posseduto nella giusta misura, permette di vivere. Di soldi non ne servono molti per prendere in prestito dalla biblioteca un libro di Schulz, e non ne servono affatto per inventare le vocine dei personaggi.
Mi accorgo cosi che tutta la paura dei giorni scorsi deriva dal fatto che è arrivato anche per me quel momento. Quell'istante in cui, ogni donna sui 30 anni deve scegliere che strada prendere. Ma la paura questa volta è un'amica, che mi sta tirando per la manica, per evitare che io prenda la strada sbagliata.
E io scelgo. Scelgo il lavoro si, ma non la carriera. Non il rischio, non il lavoro matto e disperato, non le notti insonni e le riunioni interminabili. Scelgo di non sacrificare la mia tranquillità per inseguire un maggior guadagno. Io scelgo me stessa. Ci sarà l'incertezza, il panico e lo sconforto che questa mia decisione comporta, e che fanno parte di ogni grande cambiamento di rotta nella vita, ma "qualcosa salterà fuori" come diceva con incrollabile fede nel futuro il signor Micawber in David Copperfield.
Hearts starve as well as bodies, give us bread, but give us roses.
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fonte Pinterest |
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