Pastorale americana, di Philip Roth
Mi era già successo con "A sangue freddo" di Truman Capote. Dopo aver visto il trailer cinematografico dell'omonimo film mi venne la curiosità di leggere il libro. Non tradì le attese (e nemmeno il film) e così è stata anche questa volta. Dopo aver visto al cinema la pubblicità del film in prossima uscita di "Pastorale americana" di Philip Roth, mi sono affrettata ad andare ad acquistarne una copia (nda: è praticamente impossibile trovare Philip Roth tra l'offerta dell'usato e,dopo aver letto il libro, capisco bene il perché nessuno voglia separarsene).
Guarda caso due americani, guarda caso due capolavori di schiettezza, durezza, brutalità e verità. Questo è il pregio di entrambi questi autori e ciò che nella mia mente li accomuna, non hanno paura di dire come stanno le cose, e di dirlo in modo diretto, disincantato, senza fronzoli o giri di parole, e senza nemmeno eccessi di vittimismo e sensazionalismo. Le cose stanno cosi, fattene una ragione.
"Pastorale americana" un libro di 457 pagine che termina con un punto interrogativo. Una domanda rivolta al lettore, come se quelle pagine non fossero bastate all'autore per trovare il bandolo della matassa e rilanciasse la palla a chi in quel momento sta leggendo. Anche se credo che una risposta, Roth ce l'abbia data, eccome. Ma andiamo con ordine. Come in ogni buona analisi del testo, per prima cosa, il riassunto della trama (che, come per molti capolavori, è semplice e lineare):
Ad un ritrovo di ex-alunni, Zuckerman, scrittore di successo e voce narrante, ritrova un vecchio compagno di scuola, Jerry Levov, suo amico e fratello di Seymour Levov, meglio conosciuto da tutti come "lo Svedese". Campione eccelso in ogni sport, glorioso marine, bellezza virile, imprenditore di successo e squisito padre di famiglia, lo Svedese sembra incarnare in tutto e per tutto il sogno medio-borghese americano. Ma la conversazione con il fratello Jerry fa emergere invece un passato drammatico e doloroso, ben diverso dall'immagine pubblica dello Svedese. Zuckerman decide allora di scrivere, o meglio, ipotizzare, una biografia non ufficiale di Seymour Levov.
Figlio primogenito di una famiglia ebrea di Newark, dopo gli straordinari successi sportivi ottenuti a livello scolastico in gioventù, Seymour Levov eredita la direzione dell'azienda manifatturiera di famiglia in cui si producono guanti per signora. Sposa in giovane età una reginetta di bellezza, Dawn Dwyer, Miss New Jersey, con la quale si trasferisce fuori Newark, in campagna, in una vecchia casa patronale con terreni e allevamento di bestiame inclusi. Dawn e Seymour avranno presto una bambina, Meredith, per tutti Merry. Unico neo, in questo perfetto quadro di successo, la balbuzie che colpisce la piccola di casa fin dall'infanzia e della quale, nonostante le cure e l'incoraggiamento dei genitori, Merry non riesce a liberarsi.
Per anni la vita delle Svedese procede liscia e senza intoppi. Sembra essere specializzato nel "fare sempre la cosa giusta" e la sua vita è un fiume che scorre calmo nella rettitudine e nell'amore e rispetto per le tradizioni e per la sua famiglia che Seymour mette sempre la primo posto. Per lo Svedese tutti vengono prima di se stesso: prima i suoi operai per i quali rifiuta di spostare l'azienda all'estero, seppure la manodopera costi meno. Prima il padre, dal quale ha imparato tutto e che onora con la sua gratitudine, prima la figlia e la moglie, che vizia e asseconda in tutto. Il benessere delle persone che ama è tutto per lo Svedese. Ma il suo amore non viene ripagato con la stessa moneta.
Da bimba modello dolce e amabile Merry si trasforma in un' adolescente rabbiosa e irrequieta. La frustrazione per non essere bella come la madre reginetta, per non aver saputo vincere la balbuzie, la ribellione tipica dell'adolescenza portano Merry a ribellarsi al sogno di perfezione in cui è cresciuta per accostarsi alla politica e in particolare alla protesta contro la guerra nel Vietnam. Seymour vede la figlia diventare sempre più arrabbiata, violenta, chiusa ma non fa nulla per fermarla. Rispetta la sua libertà di pensiero ed è convinto che, con la pazienza del suo amore, riuscirà a ricondurla sulla giusta strada, Si sbaglia. Un mattino di febbraio la cecità ideologica, gli slogan gridati, la forza dell'appartenenza ad un gruppo o forse solo il gusto adolescenziale alla ribellione sfociano in una bomba che distrugge lo spaccio del paese e uccide lo stimato medico locale.
Iniziano cosi, per la famiglia Levov e per Seymour in particolare, anni di dolore e sofferenze. Merry, in latitanza, scompare dalle loro vite ma ne è più che mai presente. Ognuno a modo proprio i membri del clan cercano di superare il dolore. Dawn con un lifting, il nonno scrivendo lettere di protesta al presidente, lo Svedese sprofondando dentro un'implacabile senso di colpa. Seymour non riesce ad accettare, nemmeno con se stesso, la colpevolezza della figlia e sopratutto che, le azioni di Merry non dipendono da lui, da un suo errore, ma è la ragazza la sola e piena responsabile di quanto accaduto.
Guarda caso due americani, guarda caso due capolavori di schiettezza, durezza, brutalità e verità. Questo è il pregio di entrambi questi autori e ciò che nella mia mente li accomuna, non hanno paura di dire come stanno le cose, e di dirlo in modo diretto, disincantato, senza fronzoli o giri di parole, e senza nemmeno eccessi di vittimismo e sensazionalismo. Le cose stanno cosi, fattene una ragione.
"Pastorale americana" un libro di 457 pagine che termina con un punto interrogativo. Una domanda rivolta al lettore, come se quelle pagine non fossero bastate all'autore per trovare il bandolo della matassa e rilanciasse la palla a chi in quel momento sta leggendo. Anche se credo che una risposta, Roth ce l'abbia data, eccome. Ma andiamo con ordine. Come in ogni buona analisi del testo, per prima cosa, il riassunto della trama (che, come per molti capolavori, è semplice e lineare):
Ad un ritrovo di ex-alunni, Zuckerman, scrittore di successo e voce narrante, ritrova un vecchio compagno di scuola, Jerry Levov, suo amico e fratello di Seymour Levov, meglio conosciuto da tutti come "lo Svedese". Campione eccelso in ogni sport, glorioso marine, bellezza virile, imprenditore di successo e squisito padre di famiglia, lo Svedese sembra incarnare in tutto e per tutto il sogno medio-borghese americano. Ma la conversazione con il fratello Jerry fa emergere invece un passato drammatico e doloroso, ben diverso dall'immagine pubblica dello Svedese. Zuckerman decide allora di scrivere, o meglio, ipotizzare, una biografia non ufficiale di Seymour Levov.
Figlio primogenito di una famiglia ebrea di Newark, dopo gli straordinari successi sportivi ottenuti a livello scolastico in gioventù, Seymour Levov eredita la direzione dell'azienda manifatturiera di famiglia in cui si producono guanti per signora. Sposa in giovane età una reginetta di bellezza, Dawn Dwyer, Miss New Jersey, con la quale si trasferisce fuori Newark, in campagna, in una vecchia casa patronale con terreni e allevamento di bestiame inclusi. Dawn e Seymour avranno presto una bambina, Meredith, per tutti Merry. Unico neo, in questo perfetto quadro di successo, la balbuzie che colpisce la piccola di casa fin dall'infanzia e della quale, nonostante le cure e l'incoraggiamento dei genitori, Merry non riesce a liberarsi.
Per anni la vita delle Svedese procede liscia e senza intoppi. Sembra essere specializzato nel "fare sempre la cosa giusta" e la sua vita è un fiume che scorre calmo nella rettitudine e nell'amore e rispetto per le tradizioni e per la sua famiglia che Seymour mette sempre la primo posto. Per lo Svedese tutti vengono prima di se stesso: prima i suoi operai per i quali rifiuta di spostare l'azienda all'estero, seppure la manodopera costi meno. Prima il padre, dal quale ha imparato tutto e che onora con la sua gratitudine, prima la figlia e la moglie, che vizia e asseconda in tutto. Il benessere delle persone che ama è tutto per lo Svedese. Ma il suo amore non viene ripagato con la stessa moneta.
Da bimba modello dolce e amabile Merry si trasforma in un' adolescente rabbiosa e irrequieta. La frustrazione per non essere bella come la madre reginetta, per non aver saputo vincere la balbuzie, la ribellione tipica dell'adolescenza portano Merry a ribellarsi al sogno di perfezione in cui è cresciuta per accostarsi alla politica e in particolare alla protesta contro la guerra nel Vietnam. Seymour vede la figlia diventare sempre più arrabbiata, violenta, chiusa ma non fa nulla per fermarla. Rispetta la sua libertà di pensiero ed è convinto che, con la pazienza del suo amore, riuscirà a ricondurla sulla giusta strada, Si sbaglia. Un mattino di febbraio la cecità ideologica, gli slogan gridati, la forza dell'appartenenza ad un gruppo o forse solo il gusto adolescenziale alla ribellione sfociano in una bomba che distrugge lo spaccio del paese e uccide lo stimato medico locale.
Iniziano cosi, per la famiglia Levov e per Seymour in particolare, anni di dolore e sofferenze. Merry, in latitanza, scompare dalle loro vite ma ne è più che mai presente. Ognuno a modo proprio i membri del clan cercano di superare il dolore. Dawn con un lifting, il nonno scrivendo lettere di protesta al presidente, lo Svedese sprofondando dentro un'implacabile senso di colpa. Seymour non riesce ad accettare, nemmeno con se stesso, la colpevolezza della figlia e sopratutto che, le azioni di Merry non dipendono da lui, da un suo errore, ma è la ragazza la sola e piena responsabile di quanto accaduto.
Lotta lo Svedese, lotta strenuamente. Per tenere insieme la
famiglia, per superare il dolore, per proteggere i suoi cari. Si erge a scudo verso
il mondo esterno. Ma dentro Seymour soffoca e sprofonda ogni giorno di più in
un mare di dolorose domande: perchè? Come è potuto succedere? Come ha potuto
non accorgersi di cosa stava accadendo? Come ha potuto permettere che le cose
arrivassero a questo punto? Dove ha sbagliato? Dove? Perchè? Seymour è
spietato: sua la colpa di aver portato la figlia sulla cattiva strada. Se solo
potesse capire dove...dove ha sbagliato, in quale momento di quale giorno è
avvenuta la frattura che ha portato alla distruzione della sua vita? Ed è
questo il punto, lo sbaglio non c'è. Nella vita, al contrario che negli sport,
non basta seguire le regole per vincere. Non importa quanto ci sforziamo per
essere sempre giusti e corretti, per non sbagliare mai nemmeno una mossa, la
vita si intrufola e le cose brutte, semplicemente, capitano. "Shit
happens", anche alle persone buone, anche alle persone belle.
Forse l'unico errore di Seymour, se di errore vogliamo
parlare, è di essersi illuso che tutto sarebbe andato bene. Lo Svedese logora
se stesso e la sua vita alla ricerca della falla che ha portato Merry alla
deriva, quando l'unica cosa che avrebbe dovuto fare sarebbe stata quella di
perdonarla, perdonarsi, e andare avanti. Ma riconoscere le colpe della sua
amata bambina è troppo per lo Svedese, molto più facile addossarsi tutte le responsabilità.
In silenzio assorbe il dolore di tutti e lo somma al suo,
soffocando tutte le parole di rabbia e dolore che vorrebbe gridare. L’amore
sconfinato che prova per sua figlia lo cieco e indifeso. Il fratello Jerry gli
rinfaccia di essere un debole, di non avere abbastanza spina dorsale per
costringere Merry a tornare sulla retta via ma Seymour, che nella vita ha
conosciuto solo amore e correttezza, non ha armi per lottare contro questa
ragazza sciocca ed arrogante, e non riesce a trovare dentro di se la forza
necessaria per salvarla e per salvare se stesso. Il padre rispetta troppo la libertà personale della figlia per imporle,
seppur per il suo bene, una scelta di vita che lei non condivide. Non le userebbe
mai la violenza di utilizzare la forza per costringerla a qualcosa contro la sua volontà, anche se questo
potrebbe salvarle la vita. Si danna per non essere riuscito ad evitare che
prendesse una cattiva strada, ma rispetta fino all'estremo la sua libertà di
averla presa. Anche quando, dopo anni, ha la possibilità di riportarla a casa,
Seymour non riesce ad imporsi, a farsi valere. Lo Svedese è la personificazione
dell'estremo amore. Il suo errore non è nel rispettare la posizione degli
altri, ma è nel non prenderne mai una lui. Per rispettare l'opinione di Merry,
suo padre non dice mai la sua. Amare un altro non significa mettere a tacere se
stessi ma, paradossalmente, amarsi, come
ci dimostra Roth, è più difficile che non amare le persone che ci circondano.
Come ogni cosa se portata all'estremo diventa nociva, cosi
anche il troppo amore non protegge i nostri cari dal male. Non contraddire mai
le persone, non porre mai dei limiti, dire sempre di sì, lasciare che gli altri
vengano sempre prima di noi stessi in un esasperato senso di altruismo, tutti
questi atteggiamenti non pagano. Per amare gli altri nella giusta misura,
dobbiamo prima tenere abbastanza a noi stessi da far si di non essere
sopraffatti dall'affetto che nutriamo per
le persone che ci stanno accanto.
Altrimenti, come per Seymour, alla fine si perde. Non si
salva nessuno: né Merry, né Dawn, né suo padre Lou e sopratutto, lo Svedese stesso.
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