Per la serie "era meglio il libro": Assassinio sull'Orient Express
Premessa: mi appresto di seguito a recensire, con molta poca modestia e
parecchia presunzione, un film di cui ho visto i primi 10 minuti scarsi. Quindi
si è un articolo prevenuto ed è semplicemente la mia opinione.
Non sono mai stata una grande fan
dei romanzi gialli. Essendo per natura curiosa, impaziente e spoiler addicted
saltavo subito alle pagine finali per vedere chi fosse l’assassino. Inoltre,
quando inizio a leggere un libro, mi piace sempre come prima cosa leggere
l’ultima frase, un altro motivo per cui la letteratura gialla non ha mai avuto
molta presa su di me.
Il primo l’ho letto per noia, o
meglio terminato il libro che avevo in corso, nel bel mezzo di un rovente
pomeriggio di giugno, avevo bisogno di qualcosa di leggero e immediato con cui
tornare a sdraiarmi all'ombra del pino. Ritrovo per caso dei vecchissimi
volumetti di Gialli Mondadori, ancora prezzati in lire, che il mio fidanzato aveva salvato dal macero qualche tempo prima. “Corpi al sole”, ricordavo vagamente dalla
visione una vecchia trasposizione cinematografica che fosse ambientato in un
hotel a picco su una scogliera. Ho iniziato a leggerlo con scetticismo e
inaspettatamente sono stata subito catturata dall'intrigo, dall'ambientazione,
dal catalogo di personaggi variopinti che animano la trama. Una trama a dir
poco geniale, sottile e astuta. Divorato
il volume ho capito che non sarebbe stato semplice fermarmi li e quindi
Assassinio sul Nilo, Sfida a Poirot si sono avvicendati in rapida successione.
Per ultimo, come chicca finale,
mi sono tenuta “Assassinio sull'Orient Express”. Non lo avevo mai letto,
confesso l’ignoranza e del film, visto molti anni fa, non avevo memoria. Per
cui ho letto con suspance fino all'ultima riga senza avere una minima idea di
chi potesse essere il colpevole, almeno fino a che Poirot stesso non ce lo
svela.
Proprio di quest’ultimo romanzo,
con grande sponsorizzazione mediatica è uscito nei cinema, lo scorso novembre,
il reboot. Se ne sentiva il bisogno? Forse no, ma poteva essere in ogni caso
una bella occasione per riassaporare un grande classico del giallo dandogli una
svecchiata e con un cast d’eccezione. Del resto il libro della Christie ha tutto: un protagonista, Hercule Poirot, piccolo, rotondetto, geniale,
tronfio e un po’ ridicolo che ispira una naturale simpatia. Una trama che, come
in tutti i libri della Christie, è intricata quanto basta ma sempre plausibile.
L’autrice dosa gli ingrediente per far si che l’intreccio sia complicato ma mai
inverosimile risultando godibile e semplice per il lettore. Un’ambientazione di
grande impatto: un treno bloccato nel mezzo dei Balcani da una tempesta di neve
e non un treno qualsiasi ma l’Oriente
Express, nome che già da solo evoca paesaggi esotici, avventura e mistero. Dei
personaggi originali e ben delineati ognuno con le sue luci e le sue ombre.
A Kenneth Branagh, regista e
attore del film, bastava aggiungere un buon cast e buona scenografia e il gioco
era fatto. Un successo assicurato. E invece…in quei soli primi 10 minuti
assistiamo alla presentazione di un Hercule Poirot alto, snello e perfino
attraente, Branagh per l’appunto, in poche parole l’opposto del personaggio
creato dalla Christie. L’investigatore ci appare subito come si, una mente
brillante, ma soggetta a paranoie e sindromi maniaco compulsive. E qui per me
il regista fa un grande errore. Sono d’accordo che un personaggio possa esser
riletto e aggiornato ma qui si tratta proprio di snaturare un’icona. Poirot è
pigro, ama la buona cucina, è vanesio e d’aspetto buffo. Le sue fissazioni
derivano dall’essere fondamentalmente uno snob pieno di sé. Il personaggio che
viene presentato qui invece è un Benedict Cumberbatch travestito non da
Sherlock ma da Hercule. Non è plausibile e anzi credo abbia dato immediatamente
sui nervi a chi, come me, ha amato i racconti della Christie.
Cercando di soprassedere decido
di proseguire con la visione ma davanti ad un conte ungherese che, per
difendere l’onore della moglie, sferra colpi di karate che manco Bruce Lee nel
mezzo di una stazione turca, mi debbo dare per vinta. Per me l’esperimento è
finito qui.
Dieci minuti sono troppo pochi
per giudicare un film? Decisamente si, ma da quello che ho visto sono più che
sufficienti per massacrare un libro. Quello che non capisco è perché, come
purtroppo spesso accade, ogni volta in cui decidono di fare una trasposizione
cinematografica di un romanzo si sentono
in dovere, registi e sceneggiatori, di dire la loro. Modificare la trama,
aggiungere elementi, snaturare personaggi. Per quale motivo? Nessuno si
sognerebbe mai di girare o scrivere una biografia modificando gli eventi della
vita del personaggio. Allo stesso modo non si potrebbero mantenere integri
intrecci e protagonisti dei romanzi? Voglio dire “Assassinio sull’Orient
Express” è un classico della letteratura gialla.. Cosa fa supporre a Kenneth
Branagh di poter modificare un personaggio che è apprezzato e amato da milioni
di lettori in tutto il mondo di ieri e di oggi?
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Realizzata con Canva, fonte immagini Google |
Questa lunga disanima non vuol
essere altro quindi che un invito spassionato rivolto a tutti gli spettatori a
diffidare sempre dei film che hanno, nei titoli di testa, un “based on a novel
by..”. Non limitatevi a guardare il film! Se la storia vi è piaciuta, se la
trama vi ha intrigato lasciatevi incuriosire: procuratevi il libro. Potreste
scoprire una storia completamente diversa e infinitamente migliore. Potreste
scoprire ad esempio che Aramis non è gay, Frodo non è un pazzo piagnucolone e nei
Miserabili non viene intonato nemmeno un motivetto. Leggete perché solo cosi
sarete sicuri di non perdervi nulla e di aver assaporato una storia fino in
fondo.
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