Donne che odiano le donne?
Una critica d'arte, una scrittrice, due
giornaliste e un'attrice, Catherine Deneuve, sono le firmatarie di una lettera
aperta, pubblicata da Le Monde, dal titolo "Difendere la libertà di
importunare, indispensabile alla libertà sessuale". Nel documento si
accusa il movimento #metoo, lanciato negli Stati Uniti a seguito del caso
Weinstein, di costituire un ritorno al puritanesimo e di incitare le donne ad
una “caccia alle streghe” contro i presunti uomini impossibilitati a
difendersi.
Dal testo: "lo stupro è un crimine ma un
corteggiamento insistente o maldestro non è un delitto, né la galanteria
un'aggressione maschilista". Quanta confusione in una sola frase!
Innanzitutto la prima considerazione è che purtroppo la violenza conosce molte
sfumature. Punto primo non serve per forza arrivare all'orrore dello stupro per
far del male ad una persona. Ci sono tante, terribili circostanze in cui una
donna può subire violenza e non sono meno gravi solo perché non c'è una ferita
fisica a dimostrarlo. Secondo l'uso della parola "corteggiamento",
vediamo cosa dice in proposito il dizionario: “Fare la corte a qualcuno,
cercando di conquistarne l’attenzione e l’affetto con gentilezze e
complimenti”. Perché mai una donna dovrebbe sognarsi di fare denuncia per
gentilezze e complimenti, anche se maldestri? Non lo farebbe. Ma bloccare una
ragazza al muro e strapparle un bacio, o toccarla se lei non vuole non è un
atteggiamento “maldestro” è un sopruso. Trovo altamente improbabile che una
donna possa scambiare una galanteria con una violenza, la differenza è molta
marcata. La prima, anche se non gradita, è pur sempre un atto di gentilezza e
non può essere equivocata.
Non escludo che all'interno del movimento #metoo possano
esserci donne che vogliano semplicemente approfittare della situazione per
avere della pubblicità, seppure non riesco a concepire come denunciare di
essere una vittima di stupro possa avvantaggiarmi professionalmente, o in cerca
di vendetta. . Ma trovo che la posizione della scrittrice Millet secondo cui "Se
un tipo mi mette una mano sul sedere o sono contenta o lo mando al diavolo, e
finisce lì" sia un po' troppo semplicistica. Essere palpeggiata da uno
sconosciuto su di un mezzo pubblico non è piacevole, mai. Spesso finisce li,
altre volte no. Altre volte quella mano morta ti segue alla fermata, ti segue
nella via di casa. A volte quella mano è di un tuo superiore al lavoro e arriva
inaspettata durante un incontro, o una riunione. A volte le circostanze, la
paura ti schiacciano e ti impediscono di parlare. Sarebbe bello credere che
basti dire di no, e tutto finisce li, ma non tutte le storie sono a lieto fine.
Per questo il movimento #metoo è necessario! E' necessario che tutte le donne
vittime di violenza, di qualsiasi genere sia, sappiano di poter trovare nelle
altre donne appoggio, sostegno e aiuto. E' fondamentale che sappiano di non
essere sole.
Quello che più di tutto mi ha sconvolto però è
l'idea secondo cui questo nuovo femminismo riduca le donne in uno stato di
debolezza. La Millet, in un'intervista al Corriere della Sera del 10 gennaio
dice che "bisogna insegnare alle donne a non rinchiudersi in uno status di
vittime" questo perché tutte le ferite guariscono, il femminismo dovrebbe
quindi incoraggiare le donne vittime di violenza a diventare forti, superarle e
andare avanti con la loro vita. Ma lo scopo del movimento è proprio questo,
dare forza alle donne! Subire un abuso non è una colpa e la vittima non ha
nulla di cui vergognarsi. Bisogna parlare, denunciare per diventare più forti,
per dire che non ci stiamo più, per rompere il muro di omertà, per smetterla di
essere solo vittime.
Trovo sconvolgente che una frase simile possa
essere concepita nella società del 2018. Una società in cui la metà delle
persone si reca settimanalmente in analisi per i motivi più disparati. Qui non
si tratta di "fare la vittima" o di "vendetta" qui si parla
di fare giustizia. Di condannare un crimine affinché non si ripeta. Un uomo non deve permettersi di toccare una
donna senza il suo consenso. Punto. Iniziamo a chiamare le cose con il loro
nome, per non creare alibi. Un abuso non è un corteggiamento maldestro. Se un
uomo mi corteggia si presuppone a) che io lo conosca b) che io sia consenziente
e lo faccia capire attraverso il mio atteggiamento. Un uomo che insiste, dopo
un rifiuto e si impone sopraffacendomi utilizzando la sua forza fisica sta
compiendo una violenza. Senza ma, senza se e senza scusanti. Non sono mai
stata vittima di violenza, cosi come suppongo la Millet. Ma non sono nemmeno
mai stata coinvolta in un sparatoria o in una rapina in banca, eppure non mi
serve aver preso parte a questi reati per volerli condannare. Solo perché per
secoli le donne hanno subito in silenzio molestie e soprusi di vario genere non
significa che sia giusto cosi.
Questo non significa che il movimento #metoo o
altri non possano commettere errori, perché lo faranno e probabilmente lo
stanno già facendo. Non esiste la verità universale e nessuno è immune dagli
sbagli ma se noi donne non siamo le prime a darci una chance, se non siamo noi
a sostenerci ed aiutarci per prime, allora chi lo farà?
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