Disegna come se nessuno ti vedesse
Soffro da qualche anno, o forse da sempre, di una leggera tachicardia da
stress. Per dirla come il referto del cardiologo sono un "soggetto ansiogeno".
Inizialmente, per cercare di arginare il problema, decisi di intraprendere
la strada della meditazione. Mi iscrissi ad un corso di yoga.
Il mio "maestro" era un uomo sui 50 anni, di professione attore/comico. Riceveva ogni giovedì in un ex capannone industriale riadattato ad abitazione, a palestra, a teatro... a qualsiasi cosa in base alle esigenze. Eravamo un gruppo chiuso e ristretto, una decina di persone, tutte donne. Dopo i saluti di rito ci invitava a prendere un tappetino ciascuna e a disporci in cerchio attorno a lui. Abbassava le luci e alzava la musica di sottofondo. Da li in avanti passavano due buone ore a: sudare, contorcerci, mantenere la posizione, stirare muscoli. La mia mente faceva di tutto tranne che fermarsi ma, se un pregio c'era, era che di sicuro non pensavo ad altro che non allora stare in posizione.
Mi aspettavo tappetini, ohm, meditazione...ma lo yoga non è niente di questo. E' una disciplina che attraverso il corpo vuole educare la mente. Quando sarai abbastanza allenato da riuscire a stare in equilibrio su una gamba sola, con l'altra dietro la testa, le braccia attorcigliate e la mente vuota, allora sarai arrivato.
Al termine degli esercizi c'era il momento del "rilassamento". Ci stendevamo tutte, Ermanno spegneva le luci,e ci guidava e invitava a rilassare il nostro corpo. Si partiva dai piedi: bisognava immaginare che, inspirando, il piede si riempisse di colore, ed espirando il colore uscisse portando con se la tensione del piede stesso. E cosi a risalire piano piano fino ad arrivare alla testa. Ermanno ci guidava elencando le parti del nostro corpo: piede, polpaccio, coscia...io mi addormentavo sempre intorno alla pancia. Che vergogna...però se lo scopo era rilassarsi, beh quello ci riusciva.
Non sono andata oltre il primo anno di corso. Andare a yoga mi divertiva, ma credo non fosse una disciplina adatta a me. Una cosa mi è rimasta di quelle lezioni, una frase che il maestro disse un giorno "siamo tutti delle radio, e dobbiamo semplicemente trovare la frequenza giusta per sentire la nostra musica"
Su questo spunto e sul consiglio di un amico, ho salutato lo yoga e continuato la mia ricerca al metodo migliore per sopprimere lo stress e rallentare il mio cuore.
Una sera a cena, questo amico mi espone la sua teoria per cui, in un certo senso, tutti sappiamo fare tutto. Cantare, suonare, ballare, disegnare...magari male, ma lo sappiamo fare. Fra tutti i verbi elencati uno in particolare ha colto la mia fantasia. Disegnare. Certo che lo so fare, male, malissimo, ma lo so fare, e poi, dopotutto, non devo certo far vedere a qualcuno le mie opere. Che gioia immensa dopo tantissimi anni rientrare in una cartoleria per acquistare i colori: pastelli, matite, gomme. Il quaderno no, per dove procurarmi la carta avevo un'altra idea. La mia vicina di casa aveva da poco smantellato una biblioteca e regalato a noi i libri. Si trattava di vecchissimi volumi, in francese, che illustravano miti e leggende del medio oriente.
Sulle parole, il colore. Sulle lettere i disegni. Le mie frasi nascoste fra le righe.
Non ho più smesso. Disegno a letto, sul divano, sul tavolo della cucina, in autobus, in giardino...dove mi capita. Disegno male, coloro fuori dai bordi, non rispetto le proporzioni...per parafrasare una famosa citazione "disegno come se nessuno mi vedesse".
Credo che la mia radio abbia trovato la sua frequenza. Dare forma a quello che sento mi aiuta a lasciar andare le ansie del quotidiano. Imprigionandole sulla carta, le emozioni, si staccano da me, come quando a yoga espirando "buttavo fuori il colore".
Il mio cuore continua a battere un pò più rapido del dovuto, e ci sono giorni in cui ho paura di non riuscire a fermarlo, ma disegnare mi aiuta nel complesso a tenerlo sotto controllo. A svuotare la mente, e non pensare più a nulla, se non a quale pastello scegliere dopo.
post inspired by Alessia Marcuzzi "Per i miei 43 anni
mi sono regalata un libro da colorare" (riferimenti culturali di spessore).
(fonte Pinterest)
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