Il femminicidio esiste.

Affinché due persone possano discutere un argomento, esporre le proprie opinioni, dissertare e capirsi occorre, come primo requisito, che i due utilizzino un linguaggio compreso e riconosciuto da entrambi. Il secondo requisito è che entrambe le persone utilizzino le parole correttamente conoscendone il loro significato, questo evita fraintendimenti.Quindi partiamo dal dizionario:

Femminicidio: Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte.


Due nuovi atti di violenza vanno questa settimana ad aumentare il "bollettino di guerra". Per aggravare il tutto, questa volta, il circo mediatico della disinformazione ha pensato bene di sfruttare una povera ragazza e la sua famiglia per alimentare la macchina del fango e l'economia del dolore. Impazza la notizia e rimbalza ad ogni latitudine del world wide web. Si creano le fazioni, si sparano sentenze, si affilano le tastiere, si peggiora la situazione. Dolore si aggiunge al dolore. 

38 parole compongono la definizione di "femminicidio" e nessuna di questa è "amore" 

Eppure è cosi che ieri, sulla televisione nazionale milioni di persone hanno sentito descrivere un efferato atto di violenza. E' cosi che nell'anno 2017, in Italia, si descrivono le aggressioni ai danni delle donne. Sui giornali si legge di: "Un delitto per troppo amore", "un dramma della gelosia", "un crimine passionale". Stando a ciò dovremmo quindi concludere che un ragazzo, nel pieno delle sue facoltà mentali, ha cosparso la sua fidanzata di benzina, le ha dato fuoco, l'ha guardata bruciare, gridare, morire di un dolore atroce e perché la amava troppo? Chiunque dotato di un minimo intelletto si rende conto che questa frase è priva di senso. Eppure lo scrivono sui giornali, lo dicono in televisione. Perché abbiamo bisogno di trovare una giustificazione e non possiamo semplicemente dire che è un atto ingiustificabile e riprovevole?
Forse perché ci costa caro ammettere che anche in Italia, in Europa, nella cosiddetta società "civile" ci siano ancora mogli, madri, figlie che muoiono e soffrono ogni giorno per mano degli uomini per il solo e semplice fatto di essere donne. Ci fa male dover ammettere che ancora oggi la donna è vista solo e meramente come una proprietà, un oggetto sessuale, un essere inferiore da punire quando non obbedisce. Fa male a noi donne ma credo faccia male anche a molti uomini e, come spesso accade con le cose che feriscono, meglio rifuggirle, non parlarne,  girarsi dall'altra parte, ignorarle. Occhio non vede, cuore non duole.

Un uomo e una donna sono entrambi essere umani e sono quindi, per definizione, la stessa cosa. La violenza non ha mai una giustificazione. Fare del male, fisico o morale, ad un'altra persona è sbagliato. Sempre. Un uomo che uccide una donna, non importa per quale motivazione, è un assassino. Punto. Un uomo che appella una donna con il termine "puttana" o "troia", gratuitamente o durante un litigio, è un'ignorante. Un uomo che pensa, anche solo inconsciamente, che una donna sia intellettualmente inferiore a lui per il solo fatto di essere di sesso femminile, è stupido. Concetti scontati? Evidentemente no dato quello che ancora accade. Allora non dobbiamo mai smettere di ripeterli, di insegnarli, di lavorare affinché le discriminazioni di genere, qualsiasi genere, scompaiano. Ogni persona, nel suo piccolo, può contribuire. Basta una parola, un gesto, una presa di posizione. Non voltare la faccia, ma far sentire la nostra voce.  Facciamolo tutti, ognuno di noi, senza esclusione. La società cambia solo se le persone al suo interno cambiano. Queste persone siamo noi, tutti noi. 

Il femminicidio,  forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in quanto donne, esiste. Combattiamolo. 

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