La visitatrice, di Maeve Brennan
Anastasia, sola al mondo, torna a Dublino dopo la morte della madre, per visitare la nonna paterna, sperando in cuor suo di potersi fermare da lei a tempo indeterminato. Trova ad attenderla il rigido e grigio inverno irlandese e una donna invecchiata nel dolore e nel rancore. La nonna non ha mai perdonato la madre di Anastasia per aver abbandonato il marito ed essere fuggita a Parigi, né tanto meno Anastasia stessa, per averla seguita. Chiusa nel freddo ed egoistico dolore per la perdita del figlio la nonna non accoglie Anastasia ma la relega al semplice ruolo di ospite temporanea, una "visitatrice" appunto.
Anastasia confusa e colma di sofferenza per la perdita della madre, disorientata e sola al mondo, cercherà in ogni modo di scalfire il gelido rancore della nonna per farsi accettare come parte della famiglia. Purtroppo però i suoi tentativi saranno vani, in un crescendo di angoscia fino a tragico epilogo.
"La visitatrice" riscoperto e pubblicato nel 2000 é l'ultimo romanzo postumo di Maeve Brennan, eclettica e sofisticata scrittrice irlandese. Maeve lascia Dublino nel 1934, a diciassette anni, quando il padre,dopo anni di prigionia, viene nominato primo ambasciatore d'Irlanda negli States. Si trasferirà in seguito a New York, dove troverà inizialmente lavoro come bibliotecaria alla Public Library e in seguito inizierà a scrivere articoli di moda per l'Harper's Bazaar.
Nel 1949 passerà al New Yorker dove scriverà fino alla fine. Recensioni anonime inizialmente (il primo articolo che firmerà sarà dedicato a Colette) di libri e moda ma ben presto il suo stile originale e autentico si affermerà e conquisterà il pubblico tanto da guadagnarsi uno spazio suo. Inizierà a pubblicare, dal '54, brevi racconti editoriali dedicati a New York. Maeve ama la città, è la terra della sua libertà, in netta contrapposizione con Dublino,presenza tetra e cupa in tutti i suoi romanzi. Prolifica e instancabile scrisse dozzine di racconti brevi, "La visitatrice" è l'unico romanzo.
Irrequieta, sofisticata,bellissima...si dice che fu lei a ispirare Truman Capote per la sua immortale Holly Golightly. Maeve era un'anima pura e inquieta, dalla scrittura forte,chiara ed appassionata. "Irresistibile" la definisce Paula Fox nella prefazione del romanzo. Le storie della Brennan sono fortemente autobiografiche, donne respinte, sole, fragili. Amori sbagliati. Maeve sposò nel '54 un donnaiolo di professione, anche lui cronista del New Yorker. Fu un matrimonio triste e logorante. Il marito la tradì ripetutamente e Maeve usci devastata e psicologicamente distrutta dalla relazione. O forse non ne usci mai realmente, ma acuì in lei il senso di solitudine e abbandono. Alcool, droga, ed eccessi caratterizzarono i suoi ultimi anni in una spirale di tristezza e depressione. Maeve cambia spesso casa, vive negli hotel e per alcuni mesi addirittura nella toilette del New Yorker.
"La visitatrice" arriva da me la stessa mattina in cui spuntano i primi boccioli sulla magnolia vicino a casa. Non credo sia un caso. Ad essere sincera Maeve mi ricorda molto un fiore di magnolia. Forte e fragile, elegante e sofisticato, discreto ma potente, tutti aggettivi che si adattano perfettamente anche alla prosa della Brennan. Una scrittura pulita e semplice, che arriva dritta al punto senza vezzi stilistici o sfoggi di virtuosismo. Maeve racconta la verità della solitudine, per quanto cruda e dura possa essere. Anastasia, alter ego della scrittrice, è un personaggio profondamente ferito, solo, che lotta contro un muro di indifferenza per saziare il suo bisogna di amare ed essere amata. Ma certi muri di dolore sono destinati a non essere abbattuti e, come Anastasia, Maeve si arrende. Sulla parete del suo ufficio al New Yorker annota a matita: "Tutto quanto è una favola, con affetto Maeve. Si tratta delle nostre vite - Io non ce la faccio". Frase tristemente premonitrice, Maeve si spegne nel '93, in una casa di riposo del Queens, sola. Quello che ci rimane è un'indimenticabile figura femminile, UN'ARTISTA PROROMPENTE, PROLIFICA, AUTENTICA. Resta la tristezza per il triste destino di una donna che per tutta la vita soffrì e alla fine morì di solitudine, lasciando in eredità al mondo tutta se stessa.
Anastasia confusa e colma di sofferenza per la perdita della madre, disorientata e sola al mondo, cercherà in ogni modo di scalfire il gelido rancore della nonna per farsi accettare come parte della famiglia. Purtroppo però i suoi tentativi saranno vani, in un crescendo di angoscia fino a tragico epilogo.
"La visitatrice" riscoperto e pubblicato nel 2000 é l'ultimo romanzo postumo di Maeve Brennan, eclettica e sofisticata scrittrice irlandese. Maeve lascia Dublino nel 1934, a diciassette anni, quando il padre,dopo anni di prigionia, viene nominato primo ambasciatore d'Irlanda negli States. Si trasferirà in seguito a New York, dove troverà inizialmente lavoro come bibliotecaria alla Public Library e in seguito inizierà a scrivere articoli di moda per l'Harper's Bazaar.
Nel 1949 passerà al New Yorker dove scriverà fino alla fine. Recensioni anonime inizialmente (il primo articolo che firmerà sarà dedicato a Colette) di libri e moda ma ben presto il suo stile originale e autentico si affermerà e conquisterà il pubblico tanto da guadagnarsi uno spazio suo. Inizierà a pubblicare, dal '54, brevi racconti editoriali dedicati a New York. Maeve ama la città, è la terra della sua libertà, in netta contrapposizione con Dublino,presenza tetra e cupa in tutti i suoi romanzi. Prolifica e instancabile scrisse dozzine di racconti brevi, "La visitatrice" è l'unico romanzo.
Irrequieta, sofisticata,bellissima...si dice che fu lei a ispirare Truman Capote per la sua immortale Holly Golightly. Maeve era un'anima pura e inquieta, dalla scrittura forte,chiara ed appassionata. "Irresistibile" la definisce Paula Fox nella prefazione del romanzo. Le storie della Brennan sono fortemente autobiografiche, donne respinte, sole, fragili. Amori sbagliati. Maeve sposò nel '54 un donnaiolo di professione, anche lui cronista del New Yorker. Fu un matrimonio triste e logorante. Il marito la tradì ripetutamente e Maeve usci devastata e psicologicamente distrutta dalla relazione. O forse non ne usci mai realmente, ma acuì in lei il senso di solitudine e abbandono. Alcool, droga, ed eccessi caratterizzarono i suoi ultimi anni in una spirale di tristezza e depressione. Maeve cambia spesso casa, vive negli hotel e per alcuni mesi addirittura nella toilette del New Yorker.
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