Il mercato del villaggio

Il sabato mattina io vado al mercato. Niente cestino di vimini come cappuccetto rosso, o graziella bianca con campanello e cestino per il pane, niente di cosi romantico,ma amo lo stesso andare al mercato. E’ un rituale, è ritrovare la mia dimensione, mi fa stare bene.

Primo viene il pescivendolo, che abbonda di ghiaccio estate o inverno, e che tenta il compratore, facendo venir voglia, ai più imbranati di noi (ehm) di cimentarsi in ardite ricette.
Segue il fruttivendolo, con alternanza di colori, consistenze e profumi. Avresti voglia di comprare tutto, toccare tutto, annusare tutto...ma occorre acquistare solo il necessario. Il ragazzo al banco della frutta è di una pacatezza squisita, non mette mai alcuna fretta ma serve tutti con squisita efficienza e un bel sorriso.
La ragazza che vende vestiti chiama tutti “gioia, tesoro e stella” mentre al banco dei formaggi ci sono invece padre e figlio, che impacchettano cacio e robiola come fossero un tesoro prezioso. Due strati di carta per ogni piccolo pezzo di formaggio, maneggiandolo con cura e amore, con gesti pacate e gentili di chi da valore a quello che fa.

Il banco delle caramelle e il banco dei casalinghi. Chiude il mercato il mio preferito. Non si tratta in realtà dell’ultima bancarella, ma è sempre l’ultima che visito.
Comprare fiori freschi ogni settimana mi fa sentire ricca. La gioia di potermi permettere qualcosa di bello,inutile e puramente fine a se stesso. Un bene effimero che potrà essere ammirato solo per poco tempo, ma durante quei pochi giorni abbellirà la libreria, darà colore alla tavola, porterà una ventata di freschezza alla casa. 
Acquistare qualcosa solo perché bella e per null'altra ragione, perché credo fermamente che “la bellezza salverà il mondo”.
I miei preferiti sono i fiori gialli, con un’unica eccezione alla regola per le calle,bianche pure e indecenti. Oramai il fiorista lo sa. Il fiorista del mio mercato, un uomo dotato di uno dei sorrisi più gentili e caldi che io abbia mai visto, un uomo buono come solo può esserlo chi tutto il giorno vive immerso nei colori, nei profumi e nella bellezza. “Un bel mazzo di fiori gialli?” crisantemi, margherite, tulipani, rose non importa. Il giallo risplende, porta la vita, richiama il sole anche in pieno gennaio.
Ogni sabato si conclude qui il mio giro al mercato, verdura ,frutta, un pezzetto di formaggio e un bel mazzo di fiori. Con un’occasionale aggiunta di una piantina di viole, o primule, ciclamini...non so resistere. Il verde mi mettono di buon umore, rallegra l’atmosfera. Ogni sera innaffiare il mio “giardino in vaso” è come compiere un rituale, lasciar andare tutto il peso della giornata e riprendere contatto con le cose che contano, con la vita. Prendersi cura delle mie piantine, vederle crescere,sbocciare, sentire il profumo del basilico, scoprire un nuovo bocciolo alla rosa mi riempie d’orgoglio e benessere. E che pena quando qualcosa va storto, quando nonostante le cure qualcuna non ce la fa. Amare i fiori è un po' come amare i sogni.  
Cosi ogni settimana rientro a casa con il mio mazzo giallo fiammante, lo distendo sul tavolo della cucina, accendo la musica e lo ripartisco per la casa. Un fiore, uno solo in camera da letto, a fianco del quadro con le farfalle. Un piccolo mazzo in libreria che spunta fra i libri e un ultimo infine rallegrerà la tavola per tutta la settimana distraendo dai miei scarsi risultati culinari.

Non ho un cestino di vimini, né un’elegante bicicletta retrò, per arrivarci devo attraversare uno stradone di puro cemento tra concessionarie d'auto e capannoni, ma andare al mercato ogni sabato nasconde per me, un certo qual grado di poesia.

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